Salvavita nelle abitazioni
Interruttori differenziali magnetotermici e impianto di terraL’impianto elettrico “sicuro” è dotato di un impianto di terra coordinato con interruttori differenziali magnetotermici.
Fin dall’emanazione del DPR n.547 del 1955 (oggi abrogato ma i cui contenuti sono perfettamente ricompresi in più moderne norme tecniche) lo Stato italiano ha prescritto che nei luoghi di lavoro gli impianti elettrici fossero dotati di “messa a terra”.
Ciò per permettere ai lavoratori di operare in sicurezza.
Negli altri ambienti si è dovuto attendere un obbligo così perentorio fino al 1990 quando, con l’emanazione della legge n.46, si prescrisse che tutti gli impianti elettrici in bassa tensione (fino a 1.000 V in c.a. e fino a 1.500 V in c.c.) avessero la messa a terra coordinata con la presenza di un interruttore differenziale che interrompe l’alimentazione quando il valore della corrente dispersa verso terra supera il limite nominale.
Tipicamente nel caso di civili abitazioni gli interruttori differenziali (detti anche “salvavita) hanno una corrente differenziale nominale di 30 mA, quindi in caso di guasto all’impianto con conseguente dispersione di corrente sulla carcassa dell’utensile (e quindi verso terra tramite il conduttore giallo/verde) l’interruttore differenziale apre il circuito interrompendo il flusso di corrente e mettendo in sicurezza l’impianto.
L’impianto di terra e gli interruttori differenziali quindi, sono la componente fondamentale della sicurezza degli impianti elettrici e la loro manutenzione e verifica è spesso fonte di salvezza per gli utenti e per le attività in quanto il loro intervento avverte che si è in presenza di pericolo. Il Decreto Ministeriale n.37 del 2008 ribadisce, rafforzandoli, questi concetti ed attualmente rappresenta la principale norma cui attenersi nel settore dell’impiantistica tecnologica civile.